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A tu per tu con Giorgio Rocca, quando la vita è uno slalom

Un'intervista esclusiva con uno dei più celebri ex sciatori italiani. “La mia vita? è uno slalom.”

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Figlio di padre italiano e madre elvetica, Giorgio Rocca è nato il 6 agosto 1975 a Livigno. I suoi numeri parlano chiaro: 11 vittorie in Coppa del Mondo, medaglia di bronzo ai Mondiali di sci alpino del 2003, 2 medaglie di bronzo ai Mondiali di Bormio e la Coppa del Mondo di slalom speciale nel 2006.

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Smiley faceGiorgio, cosa rappresenta per te l'inverno?
“Sicuramente rappresenta la stagione che preferisco! Fin da quando ero bambino la visione della neve mi riempiva di gioia... e continua a farlo ancora oggi!”.

Qual è l'aspetto tecnico più importante per uno sciatore?
“Premesso che non può mancare una buona dose di coraggio, direi che l'aspetto tecnico più importante è l'equilibrio, sia fisico che mentale. È l'equilibrio che regna sulle leggi fisiche della sciata e poi, lo dice anche Pirelli: “la potenza è nulla senza controllo!”.

Quale insegnamento di vita si ottiene attraverso lo sci?
“Impari a perdere, a rialzarti dopo le sconfitte e gli infortuni.  Se sai lottare contro la sconfitta, lo sci, come lo sport in generale,  è un maestro di vita unico; se ti arrendi e crolli nello sport probabilmente lo farai anche nella vita. Se non molli e ti rialzi, imparerai a farlo anche nel tuo quotidiano.”. 

Qual è la vittoria che porti più nel cuore?
“La prima è quella che non si scorda mai: Wengen 2003. In quel momento mi sono accorto che quello che sognavo da bambino era diventato realtà, è una sensazione che non si può spiegare a parole.”.

Cosa stai facendo adesso?
“Porto avanti la mia passione per l'inverno! Ho 2 Ski Accademy, una a St. Moritz e l'altra a Livigno. Oltre a questo, organizzo esperienze legate al mondo della neve in chiave V.I.P.,  non perché siano dedicata a personaggi famosi, ma perché la filosofia che utilizzo è quella di dare un servizio “Tailor made” ed esclusivo. Nel tempo libero le auto sono una mia grande passione, in loro ritrovo la velocità e le curve che ormai fanno parte del mio DNA.”